domenica 14 febbraio 2016

Ecce nunc tempus acceptábile.

"Ecce nunc tempus acceptábile, ecce nunc dies salútis : in his ergo diébus exhbéamus nos sicut Dei minístros, in multa patiéntia, in jejúniis, in vigíliis, et in caritáte non ficta."
Questa è l'antifona al Magnificat di questa sera, I domenica di Quaresima, questa splendida composizione - ornata di una eccellente melodia dell' VIII modo - brilla per sinteticità. In poco più di una riga è sintetizzato il modo di vivere questo tempus acceptabile per un cristiano istruito alla pura fonte della costante ed imperitura tradizione della Chiesa. Se l'esteriorità e i ritmi quotidiani non vengono più condizionati e plasmati dai ritmi e dai tempi dell'anno liturgico, la Chiesa mantiene dei segni propri e caratteristici per questo Tempo sacratissimo che ci intende rendere pronti ad aprirci ai misteri centrali della nostra Fede: la passione, morte e risurrezione del Signore. Nella forma tradizionale del rito romano quali sono queste caratteristiche della Quaresima? Ci sarebbe molto da scrivere, tuttavia per non "perdere il filo" e avendo appena lodato la sinteticità estremamente esauriente dell'antifona al Magnificat di oggi, sono andato con sicurezza tra gli scaffali della mia libreria per consultare il manuale del Kieffer. Questo libro ha, tra i tanti, proprio il pregio della sintesi chiara, io posseggo l'edizione francese, lingua con la quale ho una certa familiarità: Précis de Liturgie Sacrée, Paris, Casterman, 1937.
Tre paragrafi tra le pagine 304 e 305 sono dedicati ai tratti caratteristici del tempo quaresimale, li traduco convinto che averli sottomano rappresenti pur sempre una comodità.

1. Durante il tempo di Quaresima non si orna la chiesa. Sull'altare c'è solo il crocifisso tra i candelieri. Nelle grandi chiese i sacri ministri adempiono le loro funzioni con la planeta plicata, nelle chiese piccole sia con lo stesso paramento sia con il camice senza dalmatica. Solamente la quarta domenica di Quaresima  è ammesso l'uso dell'organo, il colore rosaceo, una certa ornamentazione della chiesa e l'utilizzo della dalmatica. Si suona parimenti l'organo e si orna l'altare per la prima comunione dei bambini, alla festa di san Giuseppe (19 marzo) e a solennità dello stesso tipo.

2. Alle messe feriali, dopo le orazioni di postcommunio ordinarie, si recita una speciale orazione. Il sacerdote dice le parole Oremus. Humiliate capita vestra Deo, con le mani giunte sta verso il messale; in seguito allarga le mani e continua l'orazione. Se la messa è solenne, spetta al diacono cantare l'invito Humiliate (N.D.T.). 

3. Dal sabato che segue il Mercoledì delle Ceneri fino al Sabato Santo, in settimana, i vesperi in coro si recitano prima di mezzogiorno.

Di seguito qualche mio rapido appunto e fugace annotazione. Sub 1: penitenza e austerità portano la liturgia della Chiesa a ricorrere ai segni più arcaici, tra di essi - ad esempio - il non usare i fiori per ornare l'altare o il ricorso alle pianete piegate, il cui uso venne smantellato da iniziare dagli anni Cinquanta del Novecento. Su questo specifico argomento rimando al mio:  "Levant planetas in scapulas". Le pianete plicate e lo stolone: genesi - utilizzo - abolizione. 

Celebrazione con le pianete piegate e lo stolone

Sempre all'insegna del "ricorso all'arcaico" anche il non utilizzo dell'organo : tale l'uso non c'è alla messa e alla cappella papale e in una liturgia che ha serbato - almeno fino a un certo punto del suo divenire - i tratti più antichi dell'uso romano riconducibili alla redazione dei primi ordines - ossia il rito lionese proprio della Primaziale delle Gallie. Ricordo che è sempre ammesso sostenere il canto con l'organo eccetto dal Gloria del Giovedì Santo fino a quello del Sabato Santo. 

Sub 2: molto interessante l'invito diaconale Humiliate capita vestra Deo che si presenta come un lacerto dell'antica funzione del diacono di guidare la preghiera dei fedeli durante la liturgia (in questa tipologia inserirei anche l' Ite, Missa est) che resta più manifesto, ad esempio, nel rito greco ove il ministro intima la postura da tenere. Sub 3: qui mi limito a ricordare che detta usanza fonda sull'uso di rendere più comoda l'antica disciplina del digiuno, ripromettendomi di tornare in futuro sull'argomento. 
Noto infine che il Kieffer, in questi stringati paragrafi, non ha richiamato altre caratteristiche (es. l'omissione dell'Inno angelico alle messe de tempore, il congedo con il Benedicamus Domino, l'espunzione dell'Alleluja dalla messa e dall'ufficiatura ecc.) perché già si introducono nel periodo della preparazione remota detto "Tempo di Settuagesima".

Attende Domine et Miserere!

Francesco G.Tolloi
francesco.tolloi@gmail.com

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